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Rischio geologico

Il limite perimetrali di Monte Gallo coincide con importanti lineamenti strutturali che danno luogo prevalentemente a pareti rocciose alte e ripide, subverticali o a strapiombo sul lato prospiciente il mare, interessati da fenomeni di crollo dovuti alla presenza di una fitta rete di discontinuità tettoniche, riconducibile a diversi sistemi di faglie, che isola blocchi di diverse forme e dimensioni, spesso in condizioni di instabilità. Tali condizioni di instabilità dovute alla tettonica sono aggravate dalla presenza di scavernamenti e nicchie causate dall’erosione marina e di grotte carsiche rimodellate dall’azione del mare. In questo contesto geomorfologico si sviluppano per lo più fenomeni di crollo, che in molti casi possono coinvolgere direttamente il tessuto urbano e la rete viaria che si sviluppano sui versanti di Monte Gallo.

Secondo la relazione del Piano Stralcio di Bacino per l’Asseto Idrogeologico (PAI, 2004), “Metodologia operativa per l’analisi e la valutazione del rischio geomorfologico”, la pericolosità si valuta come l’effettivo stato di pericolo in un sito per la presenza di un fenomeno franoso. Nella valutazione della pericolosità da frana svolgono un ruolo determinante: 1)ƒl’intensità o magnitudo (M) intesa come “severità” meccanica e geometrica del fenomeno potenzialmente distruttivo; e 2) lo stato di attività, che fornisce una valutazione di tipo temporale e quindi della propensione.

Per dare una stima dell’intensità del fenomeno franoso, vengono messe in relazione l’estensione e/o volumetria della frana e la sua tipologia. Per determinare, invece, lo stato di attività dei fenomeni franosi è stata adottata la seguente classificazione: 1) attiva o riattivata; 2) inattiva; 3) quiescente; 4) stabilizzata artificialmente o naturalmente.

Le frane di crollo, per quanto riguarda lo stato di attività, vengono considerate in modo differente rispetto alle altre tipologie di dissesto. Ritenendo tali fenomenologie fra le più imprevedibili e quindi più pericolose, si è stabilito di considerarle “attive” delimitando, tuttavia, l’effettiva area sorgente dei distacchi rocciosi. Dalla correlazione fra magnitudo e stato di attività è possibile ricavare una valutazione indicativa della pericolosità e vengono, pertanto, individuate 5 classi di pericolosità, da P0 a P4, che ne rappresentano un’intensità via via crescente.

Inoltre, la perimetrazione cartografica per le frane da crollo, non coincide con la perimetrazione relativa al dissesto, ma è stata calcolata, in termini cautelativi e laddove non sono presenti particolari situazioni, una fascia di ampiezza pari a 20 m che corrisponde, a monte, alla zona di potenziale pericolo per arretramento del fronte roccioso a seguito di fenomeni di distacco, mentre, a valle, è stata individuata l’area di propagazione dei massi distaccati, ipotizzata in base alle caratteristiche morfologiche dei luoghi a valle e in base alla distribuzione dei massi crollati, ovvero ai dati, quando disponibili, derivanti dal calcolo statistico di tutte le possibili traiettorie.

Per giungere poi alla valutazione finale del rischio si è cercato di pervenire ad una definizione e valutazione degli elementi vulnerabili che fosse di facile applicazione e adattabile alla realtà territoriale siciliana. Nella definizione di danno atteso, infatti, entrano in gioco: 1) gli elementi a rischio (E), rappresentati dalla popolazione, dalle abitazioni, dalle attività economiche e dai beni culturali che possono subire danni in conseguenza del verificarsi del fenomeno; e 2) la loro vulnerabilità, intesa come grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti al rischio, risultante dal verificarsi di un fenomeno naturale di una data intensità.

Attraverso dunque la combinazione dei due fattori pericolosità P ed elementi a rischio E, si arriva alla determinazione del rischio.

Lungo i versanti di natura calcareo-dolomitica di Monte Gallo sono localizzati diversi dissesti per crollo che danno luogo ad aree a pericolosità elevata (P3) o molto elevata (P4) in funzione dell’estensione del dissesto stesso. Le suddette aree pericolose includono alcune zone dei nuclei abitati nei pressi di Mondello, di Pizzo Sella, tra Tommaso Natale e Sferracavallo e di Partanna Mondello, un cantiere nautico, il faro di Capo Gallo, tutte aree a rischio molto elevato (R4) e alcuni tratti di strade comunali e case sparse (aree a rischio R3) in diverse zone di Monte Gallo e Pizzo Sella.

RISCHIO ELEVATO (R3): per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale.

RISCHIO MOLTO ELEVATO (R4): per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche.